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Una recente sentenza del Tribunale di Nola ha stabilito un principio importante: il fideiussore può ottenere tutte le tutele di un consumatore. Ecco quando.
Anche una persona fisica che presta fideiussione per una società può essere tutelata come un consumatore. Ma solo se non agisce per scopi professionali. Nel caso specifico, quello su cui si è pronunciato di recente il Tribunale di Nola, alcuni soggetti avevano garantito un mutuo fondiario per una società cooperativa in qualità di fideiussori. Quel mutuo era stato poi cartolarizzato, cioè trasformato in un titolo finanziario e venduto a degli investitori.
Capita spesso che i fideiussori possano trovarsi in situazioni davvero complicate a causa di clausole contrattuali che li vincolano pesantemente. Succede che il fideiussore socio di una società, per esempio, debba risponde non solo per il debito specifico ma per qualsiasi altra obbligazione futura della società stessa verso la banca. Altre volte, il garante potrebbe essere chiamato a dover saldare direttamente il debito, senza poter contestare la richiesta di risarcimento del creditore che non passa per il debitore principale.
La questione schiettamente legale ha riguardato il fatto che i fideiussori, pur essendo soci della società garantita, potessero o no essere tutelati come consumatori. Ecco la domanda: un fideiussore socio in una società coinvolta in una cartolarizzazione di un mutuo può godere delle tutele concesse a un consumatore? La sentenza del Tribunale afferma che la loro posizione dei fideiussori va valutata autonomamente. In pratica, non vanno considerarli automaticamente professionisti solo perché legati alla società.
Tale decisione rafforza la protezione dei fideiussori non professionisti. Garantisce loro tutte le tutele previste dal Codice del Consumo. Il Giudice ha in pratica ritenuto sottolineare la qualificazione autonoma del fideiussore come consumatore, anche se questi ha prestato garanzia per una società.
In particolare, la sentenza afferma che: “I requisiti soggettivi di applicabilità della disciplina consumeristica in relazione a un contratto di fideiussione stipulato in favore di una società devono essere valutati con riferimento alle parti dello stesso contratto di garanzia, e non del contratto principale”.
Il Giudice ha accolto integralmente l’orientamento della Cassazione. Per la precisioni le pronunce n. 742/2020, n. 1666/2020 e n. 20633/2021. E poi un’importante sentenza della Corte di Giustizia UE, vale a dire la sentenza Tarcău (C-74/15), secondo cui l’accessorietà della fideiussione non incide sulla qualificazione soggettiva del garante, che va considerato consumatore nel momento in cui non ha agito per scopi professionali.
Ciò implica che moltissimi fideiussori potranno opporre l’applicazione del Codice del Consumo. La sentenza vale insomma per persone fisiche, familiari, soci non amministratori. E non è tutto. La sentenza rende inopponibili le clausole contrattuali vessatorie contenute nei moduli ABI o nei formulari predisposti dalle banche. Dopodiché legittima eccezioni di nullità o inopponibilità anche verso le cessionarie del credito, alle quali si applicano i limiti ex art. 58 TUB.
Alla luce di tutto ciò se un fideiussore non agisce per fini professionali, può beneficiare dunque delle garanzie previste dal Codice del Consumo. Di conseguenza può pretendere maggiore trasparenza nei contratti e può vantare possibilità di contestare clausole abusive o vessatorie. Allo stesso tempo, i creditori dovranno valutare con più attenzione le condizioni imposte ai fideiussori, evitando di scaricare su di loro eccessivi obblighi.
Normalmente il socio fideiussore rischiava di non poter chiedere che la banca di agire prima contro il debitore principale. In molti casi, infatti, il creditori imponeva ai fideiussori di rinunciare a questo diritto. Dopo la sentenza aumentano però le tutele per chi si fa garante per una società.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
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