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I mutui a tasso variabile non riescono sempre e comunque sfruttare il calo del tasso Euribor. E di chi è la colpa?
Banche e, in generale, istituti di credito possono applicare uno spread, ovvero un margine aggiuntivo, al tasso Euribor per determinare il tasso finale del mutuo. Quindi, anche se l’Euribor, ovvero il parametro di riferimento utilizzato dai creditori per determinare i tassi di interesse applicati ai mutui a tasso variabile, scende, non è detto che il finanziatore abbassi il costo effettivo degli interessi.
L’indice rappresenta il tasso medio al quale le principali banche europee si prestano denaro tra loro all’interno del mercato interbancario. Ma non è un riferimento immutabile per il costo del mutuo a tasso variabile. Alcune banche, infatti, potrebbero non ridurre lo spread, mantenendo così il costo del mutuo più alto, anche in fase di calo dell’Euribor.
In genere, però, il calo del tasso Euribor è sempre una buona notizia per i mutuatari che hanno acceso un finanziamento a tasso variabile. Questo allorquando il contratto prevede un aggiornamento del tasso di interesse in base alle variazioni dell’Euribor. Tale aggiornamento può essere mensile, trimestrale, semestrale o annuale. Ecco perché se l’Euribor aumenta, la rata del mutuo cresce. E se l’indice cala, la rata si abbassa.
Ma, come accennato, se l’Euribor cala in un determinato giorno dell’anno, il mutuo potrebbe non riflettere immediatamente la riduzione. Il più delle volte bisogna attendere il successivo aggiornamento. Il mutuo a tasso variabile può essere infatti indicizzato a diversi tassi di riferimento. Quando si sente parlare di Euribor 1, si inerisce per esempio un aggiornamento mensile. Con Euribor 3, l’aggiornamento è trimestrale e con Euribor 6, l’aggiornamento è semestrale. Il tasso BCE implica invece un aggiornamento variabile in base alle decisioni della Banca Centrale Europea.
Ci sono dunque banche che preferiscono aggiornamenti trimestrali o semestrali per offrire maggiore stabilità ai mutuatari. Cioè per evitare variazioni troppo frequenti nelle rate. Altri creditori concedono finanziamenti con aggiornamenti mensili. La periodicità dell’aggiornamento del tasso va ovviamente esplicitata nel contratto. E il più delle volte l’opzione è scelta dalla banca e non dal cliente.
Ad aprile 2025, il Tasso Euribor è apparso in lieve calo rispetto ai mesi precedenti. L’Euribor 1 è a 2,341%, quindi in ribasso da 2,357%. L’indice Euribor 3 è 2,323% (in ribasso da 2,349%), l’Euribor 6 a 2,259% (in ribasso da 2,303%) e l’Euribor a un anno è a 2,235% (in ribasso da 2,311%). Una flessione che potrebbe presto rendere più convenienti i mutui a tasso variabile rispetto ai mesi precedenti.
I mutui interessati sono quelli a tasso variabile e a tasso variabile con cap. La seconda tipologia a tasso variabile (con cap) è quella che prevede un limite massimo, detto appunto cap, oltre il quale il tasso di interesse non può salire. E si tratta di una soluzione che offre un po’ di sicurezza in più rispetto al variabile puro, specie in momenti di grande incertezza come quelli che stiamo attraversando.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
Collabora regolarmente con testate online autorevoli come BlitzQuotidiano.it e Lamiapartitaiva.it, offrendo ai lettori approfondimenti chiari e dettagliati su argomenti complessi quali prestiti, gestione del denaro, normative fiscali e strategie per l’ottimizzazione delle risorse economiche.
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