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Non è mai facile decidere: meglio optare per i tassi d’interesse fissi o variabili? Come orientarsi di fronte alla scelta dei tassi del mutuo.
Quando si parla di tassi di interesse applicati ai mutui e ai prestiti, bisogna diffidare da chi si espone dichiarando che è più conveniente optare per i fissi o per i variabili. Il confronto fra i due riferimenti è possibile ma non può essere interpretato da un punto di vista analitico. La valutazione non è infatti puramente quantitativa e oggettiva. La scelta può variare a seconda delle necessità personali e del momento.
Per poter compiere una scelta ragionata è comunque meglio partire da un’analisi delle proprie esigenze personali e mettere inizialmente da parte la valutazione delle condizioni di mercato. Chi ha un reddito stabile e preferisce affrontare spese mensili fisse e dunque prevedibili potrebbe sempre trovare il tasso fisso più adatto alla propria condizione.
Chi non gode di un reddito certo (per esempio, i lavoratori autonomi) o può permettersi cambiamenti nelle rate mensili potrebbe invece prendere in considerare il tasso variabile. Dopo aver ben analizzato la condizione contingente personale, arriva poi il momento di studiare le condizioni di mercato, ovvero le tendenze dei tassi.
In pratica, bisogna informarsi sulle previsioni dei tassi di interesse… Di norma, quando si prevede un aumento dei tassi, appare più sensato e sicuro optare per un tasso fisso. Se all’orizzonte dovrebbe esserci una nuova fase di stabilità o se dovesse essere previsto un taglio (com’è capitato nel secondo semestre nel 2024 in Europa), un tasso variabile potrebbe risultare più vantaggioso. E poi? Poi bisogna considerare anche la situazione economica generale, a partire dalle politiche monetarie della banca centrale.
Indipendentemente dalla scelta fatta, il mutuatario deve anche monitorare costantemente sia i propri risparmi che le condizioni di mercato per assicurarsi che la propria decisione sia ancora vantaggiosa. Se la situazione cambia, è sempre possibile rinegoziare il proprio mutuo. In teoria è infatti possibile passare dai tassi fissi ai variabili o viceversa, anche se dipende dalle condizioni del contratto.
In realtà, la normativa italiana tutela i mutuatari con la possibilità di rinegoziazione del mutuo e di surroga. La Legge Bersani del 2007 (Legge 40/2007) ha introdotto la possibilità di trasferire un mutuo da una banca all’altra senza costi aggiuntivi. Una pratica nota appunto come surroga del mutuo. Tale azione permette ai mutuatari di cambiare le condizioni del loro mutuo, come il tipo di tasso (fisso o variabile), la durata e lo spread, senza dover pagare penali o commissioni.
In generale, il tasso fisso va inteso come il tasso di interesse che rimane invariato per tutta la durata del prestito. Dunque, abbiamo a che fare con rate mensili che saranno sempre le stesse. Da ciò, si ottiene una protezione contro l’aumento dei tassi di interesse, quindi una garanzia che il costo del prestito non cambierà. Tale scelta appare ideale per chi preferisce la sicurezza e ha un reddito stabile.
Il tasso variabile può diminuire nel tempo, portando a pagamenti mensili più bassi. E ciò può comportare un risparmio complessivo sul costo del finanziamento. Fra gli effetti di questa flessibilità c’è però anche la possibilità di un aumento: le rate possono diventare più elevate. Quindi i tassi variabili possono essere gestiti da chi sentono di poter tollerare finanziariamente tale rischio e hanno reddito flessibile che può adattarsi a cambiamenti nelle rate mensili.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
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