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Capita a tutti di pentirsi di un acquisto. In altri casi ci si accorge di un addebito superiore alla cifra stimata. In tutti queste situazioni può essere utile sapere come annullare o stornare un pagamento, o chiedere un rimborso, su carta di credito.
Se l’acquisto è stato fatto online, il cliente può innanzitutto provare ad annullare l’ordine dal sito web del venditore. Lo si fa accedendo alla propria area personale e cercando l’opzione “Annulla ordine”. E l’ordine è già stato spedito, nessun problema: il cliente può rifiutare la consegna o restituire l’articolo seguendo le istruzioni del venditore per i resi. Nel nostro Paese, il consumatore può infatti esercitare il diritto di recesso entro quattordici giorni dalla ricezione del prodotto o dalla conclusione del contratto per servizi.
Si tratta di un diritto fondamentale previsto dal Codice del Consumo (D. lgs. 6 settembre 2005, n. 206), in accordo con la normativa europea in materia di tutela dei consumatori. E durante questo lasso temporale (i quattordici giorni), l’acquirente può restituire il prodotto senza fornire alcuna motivazione e senza incorrere in penali. Il venditore ha sempre l’obbligo di rimborsare tutti i pagamenti ricevuti, comprese le spese di consegna standard. E se il venditore non informa correttamente il cliente sul diritto di recesso, il termine si estende fino a un anno.
Per ottenere un rimborso, dunque la via più utile è quella di contattare direttamente il venditore. In tutti gli altri casi si può chiedere all’emittente di fare uno storno dell’operazione anche prima che sia addebitata sull’estratto conto. Ciò funziona nel caso di una carta di credito che non addebita subito i pagamenti. Per farlo bisogna comunicare con l’emittente, cioè con la banca o con l’istituto di pagamento che ha emesso la carta.
Per stornare un pagamento ci si può muovere sia telefonicamente (contattando l’assistenza) che via mail o tramite i form online messi a disposizione dagli emittenti. Si possono poi sfruttare i sistemi di alert delle banche e dei circuiti di pagamento. Sono sistemi che intervengono automaticamente in caso di operazioni a rischio. Succede per esempio quando dalla stessa carta si fanno due pagamenti dello stesso importo in un negozio, è assai probabile che il secondo non vada a buon fine.
Il chargeback è una procedura utile per ogni consumatore: è la strategia da adottare per annullare un pagamento effettuato con carta di credito dopo aver riscontrato problemi con l’acquisto. Funziona come protezione dei consumatori dalle frodi e dagli errori di transazione.
Il consumatore deve contattare la sua banca o l’emittente della carta di credito per segnalare il problema e richiedere lo storno del pagamento. Dovrà attendere l’esame della richiesta. Poi, in presenza di motivi validi per il chargeback (come ad esempio un prodotto non ricevuto, danneggiato o non conforme alla descrizione, un doppio pagamento o un prezzo gonfiato), sarà possibile stornare il pagamento. Così l’emittente riaccrediterà i fondi al consumatore.
Toccherà poi sempre alla banca o all’emittente informare il venditore dell’annullamento del pagamento. Il venditore può ovviamente contestare il chargeback, fornendo prove che il pagamento fosse legittimo o che il prodotto sia stato consegnato come da accordi.
Ogni pagamento, se sbagliato o sospetto, può essere contestato anche dopo l’arrivo dell’estratto conto. Per farlo bisogna inviare un reclamo per iscritto all’Ufficio reclami dell’emittente. Questo referente dovrà dare risposta entro quindici giorni lavorativi dal suo ricevimento. Se non arriva risposta o ne arriva una non soddisfacente, il consumatore può fare ricorso all’Arbitro bancario e finanziario.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
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