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La media esatta, secondo i dati ricavati da un’analisi del Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi, è di 4,6 annualità di stipendio per un trilocale. Ovviamente, considerando le grandi città (Milano, Roma, Firenze e Venezia), il costo sale parecchio. E le annualità richieste trascendono il limite di sette per arrivare anche a sfiorare le dieci (come nel caso del capoluogo di regione lombardo). Considerando un reddito medio-basso, come quello di un operaio, il tempo necessario si dilata ulteriormente. Ed è difficile poter acquistare casa senza aver investito più di dieci annualità di retribuzione. A Milano, un operaio potrebbe impiegare fino a ventitré anni di stipendi per acquistare un appartamento di 80 mq.
Secondo la ricerca del Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi, il costo medio delle abitazioni nella grandi città è cresciuto un po’ ovunque negli ultimi anni. Trieste è la città dove i prezzi sono aumentati maggiormente. Rispetto al 2019, nel 2025 a Trieste un appartamento può costare in media anche il 50% in più. A Milano l’aumento in cinque anni è del 39.5% (con un costo medio al mq di 4.500 euro).
Per analizzare una riduzione del costo immobiliare rispetto al 2019 bisogna guardare al caso di Genova, dove le case costano il 3,7% in meno rispetto al 2019. Qui bastano in media 3,3 annualità di stipendio per acquistare una casa. A Roma, invece, Roma, si stima che occorrano circa 9,2 annualità. Una media simile a quella di Firenze, dove servono 9,1 annualità. A Bologna ne servono 8. Poi, a Napoli sono necessari circa 7,4 anni di stipendio.
I dati rivelano che Negli ultimi anni, il prezzo di acquisto di una casa, in termini di anni di stipendio, è aumentato progressivamente. Nel 2019, in media, erano necessarie in media 6,6 annualità di stipendio. Nel 2020 c’era stato un calo e si era arrivati a 6,2 annualità. Dopodiché, a partire dal 2021, con la ripresa economica, risolta la pandemia e in una fase di aumento della domanda abitativa, i prezzi immobiliari sono tornati a crescere. Sono tuttavia cresciuti anche i tassi d’interesse sui mutui. E di conseguenza è calato il potere di acquisto delle famiglie.
Il problema in Italia è sempre il solito: per molte categorie professionali gli stipendi sono bloccati da anni. E, da parte dello Stato, non sono arrivate misure speciali per aiutare i giovani e le fasce a reddito più basso. Non troppo tempo fa, Confindustria ha avanzato un piano generale, fatto di proposte mirate, per rendere l’investimento immobiliare più accessibile. Secondo Confindustria bisognerebbe innanzitutto lavorare su una semplificazione normativa, poi proporre dei nuovi incentivi fiscali e, infine, sponsorizzare l’innovazione finanziaria.
Di base, quindi, sarebbe importante rendere più snelle ed efficienti le normative urbanistiche in modo da ridurre la burocrazia e accelerando i tempi di approvazione per il via libera a nuovi progetti edilizi. Poi si tratterebbe di proporre misure fiscale a favore di quelle imprese che aiutano i loro dipendenti a pagare il mutuo o l’affitto.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
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