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La BCE, come prevedibile, interrompe il lungo ciclo di tagli. I tassi si fermano così al 2%. Perché questa decisione? C’entra Trump?
L’inflazione, che per mesi è stato il nemico principale da combattere, ora appare sotto controllo. È al 2%, ovvero ferma al valore che corrisponde all’obiettivo che la BCE si era prefissata. All’orizzonte, però, c’è grande incertezza: i dazi di Trump potrebbero colpire duro l’Eurozona e alterare i piani a breve e a medio termine dell’istituzione finanziaria comunitaria. Probabilmente, anche senza lo spauracchio dei dazi, la Banca Centrale Europea avrebbe deciso di fermarsi. Non per stanchezza o per paura. Ma per dare modo ai mercati e all’economia reale di viaggiare in autonomia.
Dopo otto tagli consecutivi, iniziati nel giugno 2024, la BCE ora interrompe il trend di riduzioni dei tassi d’interesse, lasciando il tasso sui depositi fermo al 2%. La notizia era già nell’aria. Tutti gli analisti si aspettavano una strategia simile dalla Banca Europea: un periodo di pausa in cerca di equilibrio tra crescita, inflazione e instabilità globale.
Christine Lagarde, presidente della BCE, avrà letto bene i segnali. E, nella riunione del 24 luglio 2025, il Consiglio direttivo ha confermato i tassi d’interesse al 2%, segnando così uno stop nel ciclo di riduzioni iniziato in primavera. Tale decisione, da un lato, testimonia una certa fiducia sul controllo dell’inflazione. E dall’altro lato frena le speranze di chi aspettava altri tagli e magari tassi super competitivi per i mutui.
Si tratta comunque di una pausa e non di una resa. Per ora bisogna soltanto aspettare, per capire cosa succederà a livello internazionale. In pratica, la BCE ha scelto di non muoversi, per restare vigile. Tempo fa Christine Lagarde aveva dichiarato che il Consiglio direttivo non vuole vincolarsi a un percorso prestabilito. E anche le prossime decisioni saranno basate sui dati. Si sceglierà cosa fare, navigando a vista, riunione per riunione.
Ora, anche per chi ha un mutuo, è come se il tempo si fosse fermato. Le rate non aumenteranno a stretto giro, ma nemmeno si alleggeriranno. I mutui a tasso variabile restano stabili, convenienti ma non così bassi come ci si sarebbe potuti aspettare. E i mutui a tasso fisso sono ancora leggermente più facili da sostenere. Ma non torneranno a breve a essere troppo al di sotto della quota del variabile. Poi dipenderà dalle banche che prevedibilmente continueranno a mostrarsi prudenti, in attesa di nuovi segnali incoraggianti.
I mutuatari e coloro che stavano pensando di sottoscriverne un mutuo a breve dovranno stare attenti a ciò che potrebbe succedere in autunno. Ad agosto, già si sa, non cambierà niente. Gli analisti si aspettano infatti che la prossima mossa della BCE possa arrivare solo dopo l’estate. Anche qui, tutto o quasi dipenderà dai dati macroeconomici, da ciò che Trump farà con i dazi e dalla risposta euro. Dipenderà anche dalla crescita, che al momento è ancora debole. In ogni caso, un altro taglio entro fine 2025 non è una possibilità così remota.
Con il tasso BCE fermo al 2%, le rate dei mutui non aumentano. Ma non scenderanno ancora. Dunque l’alleggerimento atteso su più fronti non si avvererà. Per chi ha un mutuo variabile, la fase che si sta per aprire sarà di stabilità, utile per pianificare e per considerare una possibile surroga. Chi invece ha acceso un mutuo a tasso fisso dovrà continuare a pagare interessi un po’ più alti rispetto al periodo pre-inflazione.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
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