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Sembra un’assurdità, ma il tasso d’interesse può davvero scendere sotto il punto zero. Situazione rara ma non impossibile.
Finanziamenti ai privati con un tasso d’interesse negativo, cioè sotto lo zero. Tradotto: il creditore ti presta dei soldi, e con ogni rata ti fa un piccolo sconto, in modo da farti anche pagare un saldo finale inferiore al debito. Suona come un idillio o una frottola, ma è un meccanismo non solo possibile ma anche già sperimentato in alcuni Paesi. Non in Italia, ovviamente, dove il finanziamento, soprattutto ai privati, è sempre gravato da tassi consistenti.
Partiamo con l’inquadrare la situazione dal punto di vista teorico. In finanza, il tasso sotto lo zero può divenire realtà quando uno Stato può mettere in campo delle politiche monetarie assai coraggiose ed espansive. Se una banca centrale ha bisogno di stimolare l’economia o deve affrontare problemi di deflazione (cioè il contrario dell’inflazione: con i prezzi che scendono sempre di più) potrebbe puntare a favorire prestiti, mutui e finanziamenti in generale a tassi bassissimi o sotto lo zero.
E in passato, in Svizzera e in Danimarca ci sono stati creditori che hanno proposto al pubblico mutui a tasso variabile “sottozero”. Dipendeva da politiche monetarie assai favorevoli e dall’esigenza di far circolare denaro. Da noi, invece, è capitato solo che alcune banche abbiano cominciato a prestarsi denaro a tassi negativi per incentivare la circolazione di liquidità, senza che l’offerta venisse aperta a privati.
Mutuatari svizzeri e danesi hanno dunque davvero sperimentato, anche se per brevi periodi, finanziamenti a tasso di interesse a -0,5%. Per questo, invece di pagare interessi sulla somma ricevuta, hanno potuto godere di piccoli benefici economici. Anche in quel caso, però, le banche hanno saputo tutelare i loro interessi, compensando il saldo per loro negativo con commissioni varie, costi amministrativi e spread. Non esiste al mondo istituto di credito che presti soldi mettendo in conto delle perdite!
Nella realtà, dunque, anche in periodi di pax finanziaria, quando uno Stato vuole affrontare una politica monetaria ultraespansiva, i consumatori non godono di grandi privilegi. Al massimo, con il tasso sotto lo zero, vengono penalizzati. Per esempio, depositando denaro presso una banca potrebbero ricevere meno denaro di quanto versato inizialmente. Niente interessi positivi, quindi.
Anche l’UE ha pensato in passato a un tasso sottozero. Con l’obiettivo di incentivare le istituzioni finanziarie a prestare denaro piuttosto che detenerlo, e incoraggiare così la spesa e gli investimenti. Nel 2014, per esempio, la Banca Centrale Europea introdusse tassi di interesse negativi sui depositi delle banche per stimolare l’attività economica. E per contrastare la bassa inflazione. E l’anno dopo toccò appunto alla Banca Nazionale Svizzera, che portò i tassi in negativo per scoraggiare gli investitori ad acquistare troppi franchi svizzeri, moneta storicamente considerata un rifugio sicuro, specie in periodi di incertezza globale.
Bisogna però ricordare che non è tutto così lineare come potrebbe apparire. I tassi di interesse negativi potrebbero avere implicazioni imprevedibili. E l’esperienza dimostra che non riescono sempre a stimolare l’economia. Sui risparmiatori il loro effetto è quasi sempre negativo. Quindi attenti a sperare in un miracolo o in un improvviso taglio estremo da parte della BCE. Non sarebbe un buon segno e non si otterrebbero vantaggi reali.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
Collabora regolarmente con testate online autorevoli come BlitzQuotidiano.it e Lamiapartitaiva.it, offrendo ai lettori approfondimenti chiari e dettagliati su argomenti complessi quali prestiti, gestione del denaro, normative fiscali e strategie per l’ottimizzazione delle risorse economiche.
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