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L’instabilità finanziaria globale, le nuove politiche della BCE e lo scontro in atto sui dazi potrebbero determinare un innalzamento dello spread dei mutui.
Lo spread è una componente fondamentale per determinare il peso economico reale di un mutuo. Il tasso di interesse delle rate si compone infatti di due voci principali: il tasso di riferimento e lo spread. La prima voce è vincolata all’Euribor (per i mutui a tasso variabile) o all’IRS (per i mutui a tasso fisso), ovvero gli indici che dettano o suggeriscono le percentuali di interesse da applicare ai prestiti finanziari. Lo spread va inteso invece come una percentuale introdotta dal finanziatore, in base a vari fattori.
Di norma, il fattore più importante per la determinazione dello spread applicato al mutuo è il profilo di rischio del mutuatario. Cioè la capacità finanziaria o reddituale del richiedente di rimborsare il prestito. L’altro fattore che influisce sulla componente è la durata del finanziamento. Vale a dire il periodo di tempo per cui il mutuo viene concesso. Infine, lo spread dipende anche dal tipo di tasso applicato al contratto. C’è quindi differenza fra tasso fisso e variabile.
Detta in altre parole, lo spread non è altro che la percentuale di guadagno che la banca si riserva prestando soldi al mutuatario. E se tale percentuale aumenta, inevitabilmente aumenta pure il costo del mutuo. Se per esempio, con un tasso di riferimento del 2,40% e lo spread al 2%, il tasso totale sarà del 4,40%. Qualora lo spread applicato dovesse salire al 3%, il tasso totale diventerebbe pari al 5,40%, rendendo più pesante la rata.
Nonostante i tagli operati dalla BCE, i costi effettivi dei mutui appaiono ancora poco sostenibili per moltissimi italiani. E ciò dipende principalmente dallo spread (che oscilla mediamente tra l’1% e il 3%) e dal suo effetto diretto sui costi dei finanziamenti.
Secondo una recente indagine effettuata dall’istituto di ricerca mUp Research , il 44% degli italiani teme che l’aumento dello spread possa avere ripercussioni negative sulla propria economia familiare. E chi sta considerando di richiedere un mutuo teme appunto che nei prossimi mesi potrebbe esserci un rialzo importante.
C’è da dire che la correlazione tra lo spread BTP-Bund e i tassi dei mutui non è immediata, ma nel medio e lungo termine potrebbe influenzare le condizioni offerte dalle banche. Lo scenario attuale, caratterizzato da grande incertezza finanziaria a livello nazionale, comunitario e internazionale, spinge quindi molte famiglie a riflettere con particolare attenzione sulle proprie scelte finanziarie.
Lo spread Btp-Bund rappresenta la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani (i BTP) e quelli tedeschi (i Bund). Si tratta di un importante indicatore della percezione del rischio economico e politico dell’Italia rispetto alla Germania. Quando lo spread è alto, le cose per la nostra economia vanno male. In questo senso, se il differenziale fra titoli italiani e tedeschi aumanta, è lecito aspettarsi che le banche (che detengono grandi quantità di BTP) debbano affrontare perdite e svalutazioni.
In questo senso, non è escluso che, per rifargli, gli istituti di credito possano decidere di aumentare i tassi di interesse sui mutui, specialmente per i nuovi contratti. Un effetto che è più evidente nei mutui a tasso fisso, dove il tasso è influenzato dall’IRS. Un indice che può risentire delle tensioni sui mercati finanziari.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
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