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Oggi le banche concedono prestiti affidandosi ai calcoli fatti dagli algoritmi e alle valutazioni fatte dalle agenzie di rating (le ECAI).
La sigla ECAI sta per External Credit Assessment Institution. Vale a dire: istituzione esterna di valutazione del merito creditizio. In parole semplici, si tratta di agenzie di rating riconosciute ufficialmente in Europa che emettono valutazioni sulla solidità finanziaria di imprese, enti pubblici e altri attori che si rivolgono al mercato del credito per finanziamenti.
Queste valutazioni vengono appunto sfruttate dalle banche per calcolare il rischio di credito e determinare quanti capitali devono accantonare per coprirsi da eventuali perdite. E qui entra in scena la BCE. La Banca Centrale Europea, nel luglio 2025, ha infatti aggiornato le norme sulla questione per adeguarsi al nuovo CRR 3, il Regolamento europeo che disciplina i requisiti patrimoniali degli istituti di credito. Secondo il nuovo approccio, le banche potranno continuare a usare le valutazioni delle agenzie esterne di rating (le famose ECAI) per calcolare il rischio di credito, ma con dei limiti chiari.
Il CRR 3 non ha inibito l’uso di rating che si basano su ipotesi di sostegno pubblico implicito. Cioè quelle previsioni che promuovo o bocciano un’impresa o un ente in base alla possibilità di intervento dello Stato… In pratica, capita spesso che un’impresa sia valutata favorevolmente in una richiesta di credito perché già si sa che lo Stato potrebbe pagare per salvarla in caso di crisi, magari perché dà lavoro a tante persone.
Ebbene, la BCE ha deciso che un simile sistema è poco lecito e chiaro. Ma non lo eliminerà del tutto. Varrà ancora per enti pubblici o istituzioni finanziate direttamente da Governi centrali o locali. Ecco perché la BCE ha modificato il suo Regolamento 2016/445, introducendo l’articolo 24-bis, che consente (solo fino al primo gennaio 2027) di continuare a usare quei rating “ottimistici” in casi specifici.
Si tratta quindi di misura transitoria. Un compromesso. Le banche voglio così e la BCE deve tenerne conto. Anche perché il credito resta sostanzialmente una questione di fiducia. Ovvero di merito creditizio, che viene appunto valutata da agenzie che operano sotto l’occhio vigile della Banca Centrale Europea. Resta infatti la condizione base: il CRR 3 (Regolamento UE 2024/1623) ha modificato le regole sul default e sull’uso dei rating esterni. E la BCE ha quindi aggiornato il Regolamento 2016/445 per sopprimere l’art. 4 che permetteva l’uso di rating con ipotesi di sostegno pubblico. Al suo posto entra l’art. 24-bis, che consente l’uso limitato di questo strumento fino al 2027.
Le ECAI, cioè le agenzie esterne di valutazione del credit score, potranno ancora essere utilizzate, ma con dei paletti ben precisi. Le banche potranno insomma continuare liberamente ad affidarsi alle ECAI, e queste ECAI potranno continuare a dare un voto alla capacità di ripagare un debito di un referente. Ma non potranno più inserire nei criteri di valutazione la presunzione di aiuto statale.
Le valutazioni che si basano su un’idea implicita, quella secondo cui lo Stato interverrà se qualcosa va storto, non saranno più permesse. Di conseguenza gli istituti creditizi non potranno più usare quei rating che si fondano su questa presunzione di salvataggio pubblico. A partire dal 2027, anche per gli enti pubblici, la fiducia dovrà essere meritata, non presunta. Le ECAI resteranno, ma dovranno essere più rigorose. E si parla già della fine del concetto di “too big to fail”. Una delle scuse più vecchie del mondo, usate nel mercato del credito per abbassare il rischio.
Anche le banche dovranno essere sempre più prudenti. Non potranno più dire questo ente è sicuro perché lo Stato lo salverà. Dovranno invece valutare il rischio reale. E questo, per il consumatore, cosa significa? Direttamente, il mutuatario e il richiedente di un prestito al consumo non sono toccati dalla questione… Ma, più in profondità, bisogna entrare nell’ordine di idee che le banche saranno sempre più attente e selettive anche nei confronti dei singoli richiedenti. I criteri di concessione del credito potrebbero diventare più rigidi, soprattutto per chi ha un profilo al limite…
Ma c’è anche un lato positivo: arriverà più trasparenza, e con essa meno rischi sistemici. La speranza è che il sistema bancario diventi sempre più solido. Perché se le banche non si fidano troppo dei rating ottimistici fatte dalle ECAI diventano subito meno esposte a crisi. E, quando il sistema è stabile, ci guadagnano anche i più piccoli consumatori.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
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