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Il 2024 si chiude con un altro dato preoccupante: i giovani under 35 continuano a ricorrere ai prestiti personali per far fronte alle spese quotidiane. Il problema sorge dall’inadeguatezza dei salari medi.
I dati sono offerti da una recente indagine svolta dall’Osservatorio di PrestitiOnline.it, secondo cui le richieste di finanziamento da parte degli individui di fascia d’età compresa fra i diciotto e i trentacinque anni sono aumentate esponenzialmente nel corso dell’anno. Si potrebbe dunque giudicare il prestito come un salvagente fondamentale per i consumatore under 35. Dall’altro lato, preoccupa la condizione fondamentale che costringe i giovani a doversi indebitare per sopravvivere.
I prestiti personali richiesti per poter pagare affitti, bollette e tasse rappresentano un fallimento evidente delle politiche salariali e sociali del Paese. Anche l’ISTAT ha confermato ciò che emerge dai dati in crescita sui prestiti personali: gli stipendi dei giovani in Italia sono effettivamente più bassi rispetto alla media nazionale e a quelli di molti altri Paesi europei.
In realtà, l’Istituto Nazionale di Statistica ha più volte evidenziato come una fetta importante della popolazione giovane italiana, in particolare gli under 35, debba tirare avanti con stipendi inferiori ai 1.000 euro netti al mese. Un dato è doppiamente allarmante alla luce dell’aumento del costo della vita, soprattutto nelle grandi città, e le tante difficoltà che i giovani incontrano nel raggiungere l’indipendenza economica.
I consumi degli under 35 salvati dai prestiti personali nel corso del 2024. Infatti, sono in aumento le richieste di un finanziamento da parte dei giovani. Le cause? Tassi di interesse in calo e stipendi bassi: quasi la metà di loro guadagna meno di 1.000€ al mese.
Secondo i dati della richiesta citata, si è passati dal 7,2% sul totale delle domande per un prestito dei primi tre mesi dell’anno all’8,8% del quarto trimestre. E quest’estate si sarebbe registrato un picco del 9,8%. Coloro che chiedono di più dei prestiti personali sono i giovani fra i ventisei e i trentacinque anni. Per questa particolare fascia d’età le richieste di prestiti sono saliti dal 20,7% di fine 2023 al 21,8% di fine 2024.
L’indagine rivela poi che si è anche abbassata l’età media dei consumatori che richiedono un prestito personale per far fronte non solo a spese straordinarie e impreviste ma anche per pagare le spese ordinarie. Ed è sempre colpa degli stipendi troppo bassi. Una retribuzione inadeguata rende difficile per i giovani affittare un appartamento, acquistare una casa, formare una famiglia o mettere da parte dei risparmi per il futuro.
E non è tutto, dato che con lo stipendio non si riesce neanche a pagare ciò che rientra nella spesa ordinaria: cibo, bollette, abitazione, vestiti… Molti giovani sono ancora oggi costretti a lavorare con contratti a termine, part-time o co.co.co. Tutti contratti che offrono meno tutele e salari più bassi rispetto ai contratti a tempo indeterminato.
I finanziamenti possono offrire una risposta all’esigenza particolare e alla spesa imprevisto. Oppure possono essere strumenti fondamentali per poter portare avanti progetti di crescita (comprare una casa, ristrutturare, avviare un’attività, prendere un’auto nuova, organizzare un bel viaggio). Quando i prestiti servono per comprare cibo e pagare le bollette, c’è qualcosa che non va. Anche perché il rischio è quello che si venga a creare un circolo vizioso di debiti difficile da interrompere. È dunque fondamentale che i giovani siano consapevoli dei rischi legati al credito e che valutino attentamente le proprie possibilità di rimborso prima di sottoscrivere un prestito.
Esperto di economia e finanza con una competenza consolidata nella redazione di articoli su temi economici, fiscali e finanziari.
Collabora regolarmente con testate online autorevoli come BlitzQuotidiano.it e Lamiapartitaiva.it, offrendo ai lettori approfondimenti chiari e dettagliati su argomenti complessi quali prestiti, gestione del denaro, normative fiscali e strategie per l’ottimizzazione delle risorse economiche.
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